Re Farouk d’Egitto

Re Farouk e Pierbusseti, Il Gestore del Casinò di Sanremo negli anni 50 avevano in progetto la realizzazione di Casinò in Egitto

“Fakhr-el-Bihar” (uccello di mare) era il nome dello yacht del re Faruk. Era lungo 80 metri, aveva 60 uomini di equipaggio e le foto dello studio Moreschi lo mostrano ormeggiato nel porto di Sanremo nel 1951. Il re d’Egitto e del Sudan, che conduceva una vita brillante e avventurosa, amava il gioco d’azzardo e in quell’anno, precisamente nell’autunno, fece un viaggio toccando tutti i porti delle città europee dove c’era un casinò nelle vicinanze. Non era la prima volta che veniva a Sanremo, dove ancora oggi si trovano molte persone che lo ricordano con affetto e ammirazione. Le  testimonianze dei sanremesi consegnano un ritratto diverso da quello presente nelle cronache nazionali: un uomo gentile, colto e raffinato anche se spesso eccedeva nell’ostentazione della sua grande ricchezza. Numerosi sono i racconti e gli episodi legati alla sua presenza in città e soprattutto nella casa da gioco. Era un grande “mangione”: una volta, seduto al tavolo verde, per riprendersi le forze che sentiva mancare si fece portare sei uova all’ostrica ed un’altra volta per lo stesso motivo si fece portare sei polli amburghesi arrosto. Nel 1950 Pierbusseti, il gestore del Casinò di Sanremo, di cui re Faruk d’Egitto aveva contribuito ad accrescere la fama a livello mondiale, giocando cifre da capogiro, organizzò in suo onore una serata gastronomica. Per  l’occasione venne da Roma Alfredo, il famoso re delle fettuccine, che preparò una cenetta prima di andare in teatro per assistere ad una speciale rappresentazione dell’ “Aida”. Il re appesantito per la cena dormì profondamente per tutto il primo atto, si svegliò nell’intervallo ed abbandonò il teatro per salire nel privè.  Con le donne teneva comportamenti molto differenti: dall’insolenza alla gentilezza. Vincenzo Napolitano, croupier in pensione, che ha avuto spesso il re come giocatore al suo tavolo, ricorda la sua abitudine di lanciare le olive, rigorosamente taggiasche, in direzione del balconcino della signora verso cui rivolgeva le sue attenzioni.  Aveva una mira eccezionale: centrava spesso il bersaglio al primo colpo e subito dopo inviava regali importanti o bigliettini galanti tramite i suoi inservienti. Faruk era un eccellente giocatore, anche se non sempre onesto, anzi sempre pronto a barare. Famosi e mitici i suoi poker nascosti e due gli episodi che meritano una citazione.
Una volta al casinò di Sanremo venne organizzata in suo onore una partita. Ad un certo momento, tra Faruk ed uno dei giocatori, si sviluppò una serie di importanti rilanci, segno di un probabile buon punto. L’avversario mostrò un poker di donne e Faruk in risposta dichiarò un poker d’assi, ma senza però esibirlo ed affrettandosi a mescolare le carte, disse: “Parola di re”.  Un’altra volta Faruk dichiarò, senza girare le carte, di avere un poker di re. Un giocatore di fronte a lui, che aveva un re tra le sue carte, chiese con garbo: “Maestà, ce le fa vedere le carte?” Faruk, imperturbabile, voltò le carte. Aveva solo tre re, ma subito aggiunse con enfasi: “Il quarto re sono io!” Ad onore del vero queste storie, al limite del leggendario, sono rivendicate anche da altre case da gioco, ma  questo particolare non cambia la statura del personaggio, considerato come uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi.  Chi lo ha visto all’opera è rimasto colpito dal suo aspetto imponente, dalla leggera calvizie, e dagli occhi sempre nascosti da lenti scurissime. Aveva il baffo ad uncino e teneva sempre un grosso sigaro stretto tra i denti. Al tavolo era sempre calmo, non si agitava mai e quando perdeva si metteva a ridere. Quando vinceva le mance erano generose, ma imprevedibili.  La storia di re Faruk è intrecciata con quella di Piero Pierbusseti e della sua gestione del Casinò, segnata da molte polemiche e contestazioni: il personale organizzò il primo sciopero della storia; il Comune gli addebitò più volte gravi inadempienze; la stampa cittadina polemizzò in molte occasioni. Ma, tutto sommato, per portare il suo bilancio in attivo basta la sua maggiore impresa, il Festival della Canzone italiana ,di cui il prossimo anno celebreremo il 60° compleanno. Per risollevare le sorti della Società, Pierbusseti approfittò anche della presenza a Sanremo di re Faruk d’Egitto, più volte ospite della nostra città e che amava soggiornare anche all’hotel Bellevue, oggi sede del Comune.    Pierbusseti avviò una lunga trattativa con l’entourage del Monarca egiziano per concordare l’apertura di sale da gioco in Egitto alle quali il Casinò di Sanremo avrebbe fornito personale, attrezzature ed esperienza organizzativa. Fu inviato persino al Cairo uno dei più importanti dirigenti di allora, Renato Barberio, il quale visitò le varie sontuose residenze reali per scegliere le più adatte allo scopo. Poco tempo dopo, lo stesso Pierbusseti fu convocato in Egitto per siglare l’intesa ufficiale, programmata per la mattinata del 24 Luglio del 1952. Accompagnato dalla sua fida segretaria il Presidente dell’ATA volò nella capitale egiziana e rimase per poche ore in trepida attesa prima che la Storia, quella con la S maiuscola, impedisse la cerimonia della convenzione, improvvisamente e per sempre.  Il colpo di stato dei colonnelli avvenuto all’alba del 23 luglio operato da un gruppo di militari comandati dal colonnello Gamal Abdel Nasser e dal generale Muhammad Nagib, costrinse il gestore a tornare a Roma dove “morì improvvisamente”(le virgolette appartengono alle cronache dell’epoca) lasciando in eredità ai soci l’enorme cifra di 475 milioni di debiti.  Faruk e la sua famiglia furono costretti, in seguito al colpo di Stato, a partire in esilio a bordo dello yacht reale alla volta dell’Italia dove ottenne l’ospitalità che il moderno Faraone aveva accordato anni prima al nostro ex sovrano Vittorio Emanuele III di Savoia quando nel 1946 aveva abdicato a favore di suo figlio Umberto II, ultimo Re d’Italia.  L’ex sovrano morì anche lui “improvvisamente” a Roma il 18 marzo 1965, seduto a tavola per il pranzo. Sulla sua morte i giornali dell’epoca avanzarono diverse versioni, anche quella di omicidio politico per avvelenamento; ma non fu riscontrato motivo alcuno per dubitare di un decesso naturale perché a 13 anni di distanza dalla sua incruenta deposizione, la popolarità del successore Nasser e del suo potere godevano di un crescente successo. A riprova dell’ormai scarso peso politico di Faruk in patria gli fu persino concessa la sepoltura al Cairo nella grande moschea di Ahmad al-Rifa’i.  Fra i tantissimi famosi giocatori che hanno alimentato le leggende del Casinò, resta memorabile la figura di re Faruk.  La sua biografia ufficiale recita quanto segue: Sua Maestà Re Faruk di Egitto, nato al Cairo l’11 febbraio 1920, è succeduto al padre Fuad I nel 1936. Venne incoronato come “S.M. Farouk I, per grazia di Allah, Re dell’Egitto e del Sudan, Sovrano della Nubia, del Kordofan e del Darfur” ma data la sua minore età le prerogative sovrane furono esercitate da un consiglio di reggenza fino al 29 luglio 1937, quando il giovane Re prestò giuramento costituzionale davanti al parlamento. Fu il primo sovrano egiziano a rivolgersi direttamente al Suo popolo dopo l’incoronazione, mediante un discorso radiofonico. Il suo Regno ha saputo guadagnare grande popolarità in tutti i paesi arabi, caratterizzandosi immediatamente di doti quali giusta misura ed abilità politica, superando il difficile periodo della guerra senza mai venir meno ai suoi doveri di sovrano e padre della comunità egiziana, accompagnando inoltre lo sforzo della nazione nella completa conquista della Sua sovranità e nel recupero del Sudan. Pur superando.  brillantemente gli anni della guerra, il Regno di Faruk non riuscì a contenere la grave crisi che attraversò l’Egitto nel periodo immediatamente successivo. I nuovi contrasti aperti con l’Inghilterra per il controllo di Suez crearono un conflitto insanabile tra il monarca ed un potente gruppo di giovani ufficiali, culminato nel colpo di stato del generale Nagib (23 luglio 1952): pochi giorni dopo lo stesso impose al Re l’abdicazione in favore di Fuad II, l’unico figlio maschio di appena sei mesi, nato dalla seconda moglie Narriman sposata nel maggio 1951 dopo il divorzio per ripudio della prima moglie Farida (1948), che non aveva donato al trono d’Egitto un erede maschio. Il giorno dell’abdicazione Faruk lasciava per mare l’Egitto sullo yacht reale, dirigendosi verso l’Italia che aveva scelto come propria residenza elettiva previa approvazione del governo italiano dato l’amore incondizionato che da sempre nutriva in particolare per Napoli, giunto in questa città si stabilì a Capri. Il divorzio da Narriman arrivò nel febbraio 1954, e poco dopo prese come terza moglie Donna Irma Capece Minutolo di Canosa, erede di una delle famiglie di più antica nobiltà italiana e discendente diretta del celebre Principe di Canosa don Antonio Capece Minutolo, uomo politico, studioso e figura di spicco della Controriforma e del Principe di Canosa don Fabrizio, Viceré della città di Napoli durante l’esilio borbonico in Sicilia. La vita di re Faruk ed Irma caratterizzò gli anni indimenticabili della “Dolce Vita” e fu immortalata nei primi scatti rubati dai paparazzi in via Veneto; vissero insieme in totale armonia fino alla tragica ed improvvisa morte del Sovrano. Sua Altezza Reale Irma Capece Minutolo Farouk è stata, all’epoca, universalmente riconosciuta come una delle cantanti liriche più quotate al mondo .

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