La piazza d’armi a nord del forte di Santa Tecla, a partire dalla seconda decade del 1900 è stata occupata per alcuni anni dagli Hangar della 266 Squadriglia di idrovolanti, impiegata dapprima nella ricognizione e nella difesa dai sommergibili tedeschi nel mar ligure occidentale dove, secondo una leggenda metropolitan-militare, sarebbero stati nascosti fusti di carburante dal comandante del battello Cobra che nel periodo prebellico collegava la Riviera italiana alla Còte d’Azur. Al termine del conflitto le attrezzature passarono ad una delle prime aviolinee private italiane, la SITAR, (Società Incremento Turismo Aereo), che utilizzava gli idrovolanti per operare sulle rotte nazionali. La compagnia viene definita molto attiva in Liguria che usò come base anche Sanremo per voli turistici sulla città e periodici collegamenti con Genova ed Avigliana, vicino a Torino. La sua miniflotta aerea era composta da due S.16bis, tre S.16ter ed un S.16. Erano velivoli idrovolanti biplani in origine destinati a ricognizione ed attacco ai sommergibili, sviluppati dall’azienda aeronautica italiana Società Idrovolanti Alta Italia (SIAI) nel periodo antecedente la prima guerra mondiale. Nel primo dopoguerra vennero riprogettati come idrovolanti da trasporto e proposti sul mercato della nascente aviazione commerciale. Nella galleria se ne possono osservare tutte le versioni e gli utilizzi; si vedono anche un pallone frenato nell’aeroporto che occupava parte della piana di Taggia; alcuni passaggi del dirigibile tedesco Zeppeling che collegava l’Europa agli Stati Uniti; e gli F. 81 FIAT anni sessanta delle frecce tricolori sui quali pilotava anche il sanremese Ugo Squarciafichi che ha scattato la foto in alto e che vanta anche un passato di suonatore di Banjo nella famosa Roglio’s Jazz Band
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