Il Concerto inaugurale dell’Orchestra sinfonica diretto dal Maestro Carlo Farina la sera del 31 maggio 1963
La modernità del progetto era che, in un certo senso, anticipava di molti decenni (‘idea della “multisala” esplosa ai giorni nostri. Perché alle tre sale entrate in funzione (Ariston all’Aperto, Ritz e Ariston) avrebbero dovuto affiancarsi, nel progetto iniziale, una serie di sale minori nella parte sotterranea che, poi, sarebbe diventata, considerato anche the il boom del cinema stava attenuandosi con I ‘avanzare della tivù, nei primi Anni 60 la sede dei Grandi Magazzini Standa. Un progetto the non ebbe mai vita facile. II suo iter tecnico ed amministrativo fu caratterizzato da ricorsi, controricorsi, sentenze, contro sentenze nel tentativo di bloccare la costruzione del teatro. Un complicatissimo “puzzle” giuridico scatenato da alcuni concorrenti che, per un decennio, complico la vita al nascente teatro. Basti pensare che, dopo I ‘inaugurazione del 31 maggio 1963, alla fine dello stesso anno il teatro fu costretto a chiudere per I’ ennesima decisione – ne sono testimonianza le polemiche barricate sistemate all’ingresso del teatro per stigmatizzare quella situazione – e che, solo un anno dopo il Consiglio di Stato, con I ‘ennesima sentenza, diede finalmente il via all’attività del teatro. Una vera e propria battaglia. Che, per essere vinta, ha avuto bisogno davvero, alle spalle, di una grande “voglia di teatro” per superare con caparbietà tanti ostacoli. Fu un progetto grandioso. Fin dai “numeri” dell’inizio: 1200 posti in platea, 700 in galleria, 16 palchi, un palcoscenico di 24 metri profondo 15 metri, uno schermo cinematografico di 200 metri quadrati, un “golfo mistico” in grado di contenere 100 orchestrali, 28 camerini, 3 cameroni per corpi di ballo e tutti i servizi necessari. Un complesso che, da allora ad oggi, sarebbe stato un cantiere perenne per i continui aggiornamenti tecnologici (soprattutto quelli determinati dall’ arrivo del Festival della Canzone) ed un costante arricchimento di opere d’arte come decori in tutto il complesso, fino alla radicale modifica della parte soprastante dell’edificio con la nascita dell’Ariston Roof nel 1994. A “firmare” I’ Ariston furono professionisti di grande spessore: il progetto fu impostato dall’architetto Dante Datta di Genova cui subentro I’ ingegniere Angelo Frisa di Torino; per le opere di finitura e gli apparati tecnici to Studio Lavarello di Genova, per I ‘acustica I ‘ingegnere Franco Ravera ed il prof. Gino G. Sacerdote. La costruzione richiese soluzioni tecniche complesse e d’avanguardia.
Per averne un’idea ecco la testimonianza del costruttore, il sanremese Antonio Marchetti, the spiego le modifiche apportate in corso d’opera nel momento in cui la parte sottostante il teatro fu destinata a grande magazzino e richiese, quindi, modifiche tecniche al progetto: “Fu un intervento complesso – scrisse Marchetti – Intanto si rese piano il pavimento inclinato verso il palcoscenico; poi, con il benestare dell’ingegnere Frisa, si modificarono le “catene” in cemento armato tra i pilastri di levante the erano annegate nel terreno e quelle corrispettive di ponente, “catene” che avevano una lunghezza di 25 metri. Un intervento necessario poiché tutta la fondazione era costituita da una serie di pali di circa 11-12 metri di profondità, fatti a loro volta con un tubo a forma di ferro del diametro di 40 centimetri. Man mano che questi settori venivano estratti si inseriva al loro posto, a parte, il fungo di base composto da calcestruzzo, comprimendolo con un pestello pesante due tonnellate per ottenere I’ attrito radente al terreno. L’ultimo tratto affiorante, lungo due metri e mezzo, si ottenne con una gabbia circolare di armatura di ferro. Questi pali di calcestruzzo, armati solo sul terminale della gabbia di ferro, a livello del martinetto “portavano” ognuno 70 tonnellate”. Questo é l’elenco di alcune delle difficolta tecniche e costruttive che dovettero essere superate. Insomma un’opera poderosa. Il grande teatro Ariston é nato cosi.
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