HOT CLUB SANREMO Serata inaugurale in attesa del FESTIVAL DEL JAZZ

BIDONI DI SPAZZATURA  per i fratelli del jazz           Grande successo degli ”Strawhatters”, dei ”Roglio’s”, e dei ”Five Brothers”, nella giornata  inaugurale dell’Hot Club Sanremo in attesa del FESTIVAL DEL JAZZ.                                                             

La ROGLIO’S JAZZ BAND ed un gruppo di jazzisti sanremesi all’azione nel 1955. Giancarlo Grinda al Piano Gin Cremieux clarino, Attilio Panizzi alla batteria, Ugo Squarciafichi  al Banjo e Titti Dulbecco, pianista  a sin. in un attimo di pausa. 

Sembra che Cesare, Napoleone e gli altri grandi condottieri della storia riuscissero a riposare tranquillamente alla vigilia  di decisivi cimenti, come se all’indomani li attendesse non già una grande   battaglia, ma   una bella e salutare  partita di caccia nelle acque del-Rubicone o del  Reno. Se una dimostrazione di così sovrumana incoscienza è prova di forza d’animo o di coraggio bisogna riconoscere che ”Maurizio” del Tortuga è un condottieri di razza se è vero che  dormì, non solo la notte della vigilia, ma fino al tardo pomeriggio di domenica, giornata campale per il fronte del Jazz sanremese, costituitosi sotto la sua guida. “Mettendo piede nella sede dell’ Hot Club di Sanremo aperta in una sala sotterranea di Piana Bresca, dove una volta aveva sede la Tipografia Biancheri cercammo subito, fra il pubblico. la troneggiante figu­ra di Maurizio: ma senza successo. Erano, per la storia e per la cronaca le ore 16,07 e stava per inaugurarsi ufficialmente l’attività del sodalizio jazzistico matuziano. Particolare degno di nota, a prima vista, la presenza di un buon numero di belle ragazze, raccolte in mazzo come fiorellini variopinti in un angolo dello spazioso salone, e di tutta la congrega dei giovani e ”semprevivi” di Sanremo, i quali,  colti dalla febbre del Jazz (una curiosa febbre che fa prudere le piante dei piedi) aspettavano con ansia la prima nota ufficiale per sfogare tutta la loro mal contenuta passione.  E la prima nota venne, lunga, sottile e sconsolata come il primo vagito del nascente-Hot Club: uscì dalla tromba d’argento di Graziano Falanelli (visibilmente macerato dallo Studio) per dare il ”via” al possente complesso, ”Roglio’s New Orleans Original Jazz Band”, forte del clarino di Gin Cremieux, della tastiera di Gian Carlo Grinda, del contrabasso di Franco Scialli, del banjo di Ugo Sqąuarciafichi e della batteria squassata con furia amorosa da Attilio junior. Allora i due poli positivi della passione per la musica jazz, quello del pubblico e l’altro degli esecutori, entrarono in corto circuito e sprizzarono faville, elettrizzarono l’ambiente, fecero girare perfino le grosse pulegge della ex tipografia, ancora appese al soffitto, determinarono quel fenomeno di agitazione collettiva indispensabile alla riuscita di manifestazioni del genere. Il  pubblico,  allora, diede fiato  ai suoi strumenti e con un coro di grida, in citazioni, ululati, fischi, strepito  di passi e ”suon di man con elle” fece contrappunto al concerto dei bravissimi ”Roglio’s”. Tale fu l’impegno iniziale degli esecutori e tanto il loro trasporto sonoro che Graziano .Falanelli,  tromba   d’argento 1953, non tenne dietro al ritmo indiavolato imposto da Cremieux, Gregori e Panizzi e  retrocesse, semi boccheggiante, al ruolo di spettatore: stanco ma felice. Lo sostituì sul podio l’ottimo Umberto Fornasiero.    Ai ”Roglio’s”, infine, succedette il  complesso dei ”Five  Bop Brothers” che, tanto per non smentire, non erano cinque, ma ‘Otto, grazie alla partecipazione straordinaria del sax tenore Gianni Tożzi, del batterista di spalla Enzo Laurent del contrabasso Tommy Giannantonio (già delle orchestre di Beppe Moietta e Di Ceglie). I ”Cinque Fratelli”  non fecero – rimpiangere i ”Roglio’s” così come questi ultimi non avevano   fatto desiderare ”Brothers”,  forti come sono di un clarino come quello di Nino    Boeri, del pianoforte affidato alle sapienti cure di  Titti    Dulbecco, di una chitarra come quella di Nino Bestagno, di un contrabasso azionato da .Scialli e di una batteria letteralmente galvanizzata da Nini Sappia, ritto in arcione, vigile e pronto come un fantino di rango.  Notati, fra i presenti a questa autentica sagra del jazz: i Conti Cappellini, i signori Trucco, la dr. Vitali, i signori Ferrari, il maestro Barghini, il geom. Bertolo  e   signora, l’Ing. Verrando e signora, il dr. Garbarino Capo Ufficio Stampa dell’Ambasciata. americana di Genava, il dr. Brunello Negri, il pittore Gian Antonio, l’avv. Lanero, l’avv. Nino Bregliano rappresentanti delł’ Hot Club di Nizza e gran parte della stampa locale. Ma non è stato l’avvenimento più importante   della    giornata inaugurale dell’Hot Club, che e stata caratterizzata  da un  avvenimento parecchio  significativo:  un gran numero di amanti del buon jazz, che per avere libero accesso per il concerto serale avevano pagato come ”banchìn”  le due mila lire di iscrizione annuale. Notevole, anche  la. forma affatto  igienica  con la quale un  gruppo  di otto squattrinati   amici  del Jazz  vistosi  precluso l’ ingresso   al  Club,  hanno protestato,  barricandone la porta con una mezza montagna   di spazzatura.  I poveri patiti, dopo aver lungamente   cercato   di   introdursi nel tempio della musica negra, alla. maniera portoghese, hanno scaricato  sulle  sue  soglie il  contenuto di a quattro grossi bidoni di immondizie,  trovati   nei paraggi   di Piazza  Bresca. La reazione dei soci dęll’ Hot Club è stata pronta ed esemplare: il bravo Gin Cremieux, postosi prontamente alle calcagna di    quei sozzi monatti della musica jazz, ben presto riusciva a raggiungerli, nei pressi dello Zampillo. Qui accadeva una scena da film western: perché gli antigienici ”Aficionados” del jazz  vistisi inseguiti, se la davano coraggiosamente a gambe e riparavano in un palazzo di Piazza Colombo dove il Cremieux  li stanava e, solo contro otto, li costringeva, con le migliori buone maniere,  a mettersi in fila indiana  ed a seguirlo fin sul teatro della loro malefatta dove li obbligava a raccogliere con le ma­ni, ed a rimettere nei bidoni, quanto ai bidoni avevano abusivamente estorto. Lezione salutare. Mentre accadeva tutto questo i giovani della ”Gate Avenue” di Genova coglievano un successone cui abbiamo accennato, confermando quale e quanta sia la passione del pubblico per questo genere di musica e quanta ragione abbia l’Hot Club Sanremo di guardare con ottimismo all’avvenire. 

Mario Cupisti

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