Luca Guadagnino ha scelto Sanremo ed alcune sue classiche localizzazioni, in particolare la ben nota porzione che ruota attorno alla Casa da Gioco, l’Imperatrice, ossia la tipica, bellepochiana Promenade con sfondo mare e, come contrappunto la terrazzata campagna sanremese, secondo la critica, “eroticamente illanguidita da un sole estivo”. Le cronache specifiche che descrivono il percorso del film dopo l’uscita nelle ci dicono che il pubblico italiano, lo ha accolto con tiepido disinteresse come la critica nazionale tranne le solite pochissime eccezioni favorevoli ed entusiaste. In Inghilterra, al contrario, successo pieno: Io sono l’amore è giudicato dagli esperti un film “magnificamente spudorato nella sua maniera mélo, ammirevole nella sua presunzione e nel suo puntare alto sbalorditivo per come riesce a modellare per pura forza estetica la propria cinefilia”. Il film delinea la storia e la morale, di una famiglia della grande borghesia industriale milanese, aristocrazia dell’imprenditorialità novecentesca traghettata nelle dinamiche economiche del nuovo secolo senza eccessivi traumi, nonostante gli scrupoli dell’erede. Nel mondo di Io sono l’amore ciò che è “vita”, con tutte le incongruenze, imperfezioni ed eccentricità che le competono, viene però declassato a favore dell’imperturbabilità dell’esposizione lussuosa, della scrupolosa “messa in vetrina”. Fra gli interpreti principali del film di Guadagnino un gradito ritorno è quello di Gabriele Ferzetti uno degli attori teatrali e cinematografici della seconda metà del secolo scorso.
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