SANREMO LA GRANDE SFIDA Musicarello di Piero Vivarelli 1960

Gabriele  (Gastone) Tinti, un attore cinematografico che ha girato alcuni film con Toto e partecipato a produzioni  internazionali di rilevo fa il giornalista in questo Musicarello.

Uno dei motivi  che hanno indotto la cinematografia di consumo a GIRAnzolaRE nei dintorni di Sanremo, è imputabile all’esistenza del Casino dal 1906;  lo si rileva da molte sceneggiature dove qualche personaggio  mostra una spiccata o casuale predilezione per il gioco d’azzardo.  A questa  ragione, dal 1951 si aggiunge  il Festival della Canzone che per molti anni si è svolto nel Giardino d’inverno d’inverno prima di emigrare all’Ariston.  SANREMO LA GRANDE SFIDA  è esemplare di quella moltitudine di film musicali, non sempre realizzati nella Città dei fiori, ma che fingono di esserlo.  Si tratta di un lotto di pellicole di consumo che ha imperversato negli anni 50 e 60;  una sessantina circa di produzioni  che, con gradimento altalenante, si sono alternate sugli schermi italiani prima dell’avvento di quell’altra  accozzaglia di mediocri film d’imitazione della commedia all’italiana chiamati, con non celata ironia, “cinepanettoni”.  Anche  la trama e il titolo di SANREMO LA GRANDE SFIDA  esemplificano quanto detto sinora, raccontando le strampalate vicende di  un paio di importanti editori musicali arrivati a Sanremo, con  il fermo proposito di compiere ogni sforzo per assicurare la vittoria ai loro cantanti sotto contratto ed alle melodie iscritte alla gara. Mettere nelle proprie disponibilità il maggior numero possibile di biglietti d’ingresso, avrebbe permesso di contare in altrettanti voti favorevoli.  Lo stratagemma, nella realtà, ha sempre fatto parte delle cosiddette manovre sotterranee attuate in molte edizioni della manifestazione assieme alle “claque” assoldate per spellarsi le mani applaudendo un designato Tornando all’esile trama, uno dei giornalisti presenti al Festival   s’innamora della figlia di uno dei due editori e utilizza il corteggiamento anche per  carpire preziose informazioni. La vicenda si snoda nel mostrare  la competizione tra i due editori rivali che si fa sempre più accesa; ciascuno dei due finisce col danneggiare sé stesso, rifiutando trecento biglietti d’ingresso autentici, che crede falsificati. In sostanza, saranno  la canzone ed il cantante del solito terzo editore a gloriarsi degli onori del trionfo. Nella scena finale il giornalista  consolerà il padre   della sua fidanzata, organizzando per lui un l’inserimento del brano sfortunato nel circuito negli onnipresenti (allora)  juke-box.            

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