Mario ed Eva Calvino hanno avuto tre figli; due sono quelli naturali certificati all’anagrafe, il grande e celebrato Italo, uno dei massimi letterati italiani, ed il geologo Floriano. Il terzo, quello non genito, ma il prediletto della porzione botanica della strana coppia di grandi scienziati, è sicuramente Libereso Guglielmi (nella foto accanto ed in quella sotto è a Villa Meridiana) che da poco tempo ha intrapreso la sua ultima ed eterna esplorazione naturalistica. E’ proprio Libereso (il nome significa Libertà in linguaggio edo, una sorta di para esperanto) a farcelo intuire quando descrive Italo e Floriano, in grembiule da giardiniere, con forbici ed attrezzi, mentre seguono senza particolari entusiasmi le ferree lezioni di botanica impartite dalla madre nel giardino di villa Meridiana; nella stessa intervista parla delle frequenti tempeste “mariane” per lo scarso profitto colturale dei due neophiti. La conferma del solido legame viene rafforzata da questo racconto che Libereso scrisse per il “Civitas Sancti Romuli” nel 1985: “Ed è in quello straordinario periodo che io, ragazzino alle prime armi, neo giardiniere inesperto quanto desideroso di apprendere, ho incontrato Mario Calvino, ben lieto di accattivarmi la sua simpatia e la sua fiducia espletando tutti compiti che mi assegnava, ed attento a cogliere tutte le occasioni che mi si presentassero per accompagnarlo durante le sue quotidiane escursioni nelle coltivazioni e negli incolti delle colline o delle montagne attorno a Sanremo. Mille e mille episodi mi collegano a quegli anni e mi ricordano la prorompente personalità del «Professore»; tutti momenti legati ad esperimenti o alla scoperta di nuove piante per me sconosciute prima di allora. Nelle orecchie mi risuonano ancora le lezioni di Calvino mentre descriveva con passione i possibili sfruttamenti delle piante che aveva importato dalle Americhe e che lasciavano scettici o increduli gli «esperti» di sempre. Ricordo la sua voce burbera e grave, le sue maniere rudi e decise; ma sotto la scorza del vecchio albero batteva un cuore generoso. Una mattina Calvino mi chiamò, dicendomi che saremmo andati assieme a “castrare” un’Agave che aveva visto nel giardino della signorina Duval in regione San Lorenzo di Sanremo. (foto a sinistra) Calvino mi fece notare che le foglie centrali invece di aprirsi, rimanevano chiuse vicino alle giovani come per proteggerle e che il primo terzo inferiore delle stesse era privo di spine … «Ecco – mi disse – la pianta è pronta per la castrazione». In una grande borsa avevamo una specie di «sgurbia» (un grosso scalpello concavo) che aveva portato dal Messico. Un’altra volta Calvino sperimentò addirittura la possibilità di coltivare intensivamente specie vegetali adatte alla produzione alimentare, foraggera ed addirittura a quella industriale, come nel caso dell’introduzione delle piante per gomma da alta montagna e da pianura che avvenne al principio del conflitto, quando furono inviati alla Stazione Sperimentale semi raccolti in Ucraina. Ricordo che accompagnai il Prof. Calvino, il Dott. Fanciulli, il Prof. Tedeschi sino al Monte Ceppo (m. 1630) dove piantammo i nuovi semi. Ritornammo la primavera seguente nel medesimo luogo. I prati erano coperti di fiori, le pendici splendevano di pennellate d’oro; erano le miriadi di capolini fioriti dei nostri Taraxacum indigeni. Tra questi trovammo in fiore anche la pianta ucraina che altro non era che una specie affine: il Taraxacum bicorne (sinonimo Taraxacun kok-saghyz), specie caratterizzata da un alto contenuto in gomma (dall’8 al 10%). Non è detto che ancora oggi sugli splendidi prati alpini di Monte Ceppo non si siano insediate definitivamente le colonie di queste Composite esotiche piantate con Calvino negli anni 30. Immaginiamo la sorpresa di un botanico che all’insaputa di questo fatto, dovesse farsi ragione di una presenza così inspiegabile, considerata la notevole distanza dalle terre d’origine di questa modesta quanto utile specie vegetale. I due episodi, fra i tanti, testimoniano il forte legame fra l’instancabile spinta innovatrice del Professore ed il desiderio di apprendere dell’adolescente Libereso, rimasto giovane ed immutato anche sotto l’ ampia canizie dell’altro ieri. Così come lo documenta una cartolina inviata ad Eva Mameli da Libereso e da sua moglie Sheila dall’Inghilterra nel lontano 1966; un documento semplice che ritrae una fronda di rose, custodito fra i libri ed i documenti della corposa biblioteca Calviniana donata da Italo e Floriano al Comune di Sanremo. Nella foto sopra, con Daniela Cassini interviene ad un convegno su Italo Calvino; in quella sottostante è nel suo giardino di Sanremo con Serena Dandini. Libereso ha anche descritto ed elencato le numerose specie esotiche che Mario Calvino ha introdotto in Italia. Astant Press Honolulu
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