Quando i genovesi costruirono il forte di Santa Tecla per punire i sanremesi della ribellione del 1735, i cannoni, che nel vecchio bastione vista mare erano rivolti verso l’orizzonte per difendere la città, furono puntati in senso contrario per tenerne a bada gli spiriti bollenti e convincerli a pagare le imposizioni mostrandosi grati per la “protezione” della Superba. Per questo motivo ogni costruzione, anche la più utile come le modeste officine ed i cantieri che ostacolavano la missione delle bocche da fuoco al contrario, furono abbattute senza indugio creando una spianata di alcune centinaia di metri d’ampiezza. Successivamente, la parte est dove sfociava il torrente Sanromolo (i genovesi nel frattempo erano spariti, era passato e ripartito Napoleone e si era arrivati all’avanti Savoia), venne progressivamente rioccupata dagli indigeni e, quando si rese necessaria l’opera dei primi idrovolanti da ricognizione, anche la piazza d’armi antistante il forte vide sorgere un mastodontico Hangar. A metà degli anni 30, la ristrutturazione della parte a mare di Sanremo rese necessario risanare lo sbocco a sud del centro cittadino per eccellenza, costituito dal Rigolet e da Corso Umberto, contornato da eleganti palazzi con vista su una marea di baracche. Le foto di Gianni Moreschi illustrano la situazione di Pian di Nave nel 1930 quando iniziarono i lavori per gli attuali giardini Vittorio Veneto.
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