SANTA TECLA o la fortezza all’incontrario

Il testo dell’Architetto Alberto Parodi é tratto dal Volume Catalogo TURISMO A SANREMO, edito in occasione dell’omonima Mostra tenuta nell’ estate del 2021 proprio nella rinnovata Santa Tecla.

Foto “firmata” da un religioso che ha soggiornato a San Remo nel 1909.

La storia del forte  Sanremo, sin dal Medioevo, era sottoposto, seppur formalmente un Comune indipen­dente, al controllo e all’influenza delta Repub­blica di Genova. Nel 1753 la popolazione di Sanremo, insofferente per la sempre maggio­re pressione fiscale di Genova, insorse, dopo che alcune donne chiamarono a raccolta i cittadini suonando il campanone della catte­drale San Siro.  Il 6 giugno il commissario Giu­seppe Doria ed il cartografo Matteo Vinzoni furono catturati da rivoltosi.  Il 7 giugno gli in­sorti votarono per t’annessione di Sanremo al Regno di Sardegna. La repressione non tardò ad arrivare e già il 13 giugno la flotta genove­se guidata da Agostino Pinelli (con oltre 1000 soldati) giunse nelle acque antistanti San­remo. Oltre 2000 persone (su 8ooo abitanti) scapparono per evitare le condanne, mentre forti multe venivano assegnate al Comune.  Il 14 giugno la rivolta era domata (anche gra­zie all’inganno del Pinelli che promise amni­stia e l’integrità dei beni, ma che invece im­prigionò l’intero parlamento e chiese forti multe) e già il 28 dello stesso mese, il Pinelli compiva con il maresciallo Giacomo De Sicre del Genio Militare Genovese e lo stesso Vin­zoni un sopraluogo per scegliere il sito dove  edificare il nuovo forte per il controllo della città. Tre furono i siti valutati: il Castello delta Pigna, Il Colle di San Bernardo posto a Ponente del­ta città (suggerito dal Vinzoni),  la spiaggia del Molo a ridosso del Castello Marittimo.   La scelta ricadde sull’ultima ipotesi, per fa­vorire il più possibile l’eventuale supporto del baluardo dal mare e nell’ottica tenere sotto controllo la città e non di difenderla da possibili attacchi da terra. Il 2 luglio, De Sicre aveva già elaborato un primo progetto ed una traccia di computo metrico.  Un’ opera a corona che avrebbe inglobato nell’estremo meridionale il Castello della Marina, con un complesso sistema di spalti. Poiché ritenuto troppo costoso dal Senato, De Sicre produsse un nuovo progetto  datato 11 luglio,  di una pro­vocatoria povertà (come evidenza il Lanteri), forse nell’intento di perorare la correttezza della prima proposta.  L’ incarico per la pro­gettazione venne quindi affidato al capitano Medoni, subalterno del De Sicre. Il 24 agosto 1753, confermando la scelta della marina, Medoni elaborò un progetto che ab­bandonava il complesso sistema a corona. De Sicre venne reintegrato nell’incarico ed elaborò il progetto definitivo nei primi mesi del 1755, ri­prendendo le indicazioni del Medoni, per una fortezza triangolare, delta tipologia a corno. Nel maggio del 1755 si avviano le prime opera­zioni legate al cantiere, sotto la guida del capo d’opera (ora diremmo direttore dei lavori) Giovanni Battista Montaldo di Genova. Il 6 lu­glio si tenne la cerimonia delta posa della pri­ma pietra che conteneva al suo interno una reliquia di Santa Tecla, anche se il forte venne intitolato a San Giorgio. Il bastione destro al fronte principale viene denominato Santa Maria, quello sinistro San Gaetano e quello della gola San Giacomo. La cerimonia venne ovviamente boicottata dalla popolazione che si ritirò all’eremo di San Romolo per pregare.  Tra le opere propedeutiche alla costruzione si realizzò solida base costituita da un sistema di palificazioni in legno, nonché la demolizio­ne di alcune case e dell’antica cappella dei Sand Mauro ed Erasmo.  I lavori proseguirono speditamente e si con­clusero in 11 mesi, contro i 18 previsti.  Le maestranze furono fatte arrivare da fuori e anche parte dei materiali furono portati da Civitavecchia. La costruzione si sviluppa su tre piani. II pia­no terra comprendeva l’alloggio dell’ufficiate di guardia, i magazzini, la cappella, la cisterna, la prigione ed il forno. Al primo piano si trovavano gli alloggi per il sergente e il cappellano, i quartieri della guar­nigione e la polveriera. Il secondo piano ospitava gli alloggi per gli ufficiali, un quartiere per i soldati, i magazzi­ni e le batterie, due rivolte verso terra ed una verso mare. La dotazione difensiva del forte era di 16 pezzi d’artiglieria, disposti sui baluardi anteriori (e quindi rivolti verso la città) e di altri 5, più pic­coli, sul bastione meridionale. Il forte rimase nella sua funzione di presidio fino alla caduta delta Repubblica di Genova e la costituzione delta Repubblica Ligure net 1797.  Sull’onda delle ideologie rivoluzionarie, San­ta Tecla rischiò di fare la fine delta più nota fortezza delta Bastiglia. Infatti il 22 luglio il Governo provvisorio ne aveva decretato la demolizione e il 24 settembre si tenne l’avvio dei lavori di demolizione che si limitò, per for­tuna, ai soli spalti lasciando intatto il forte. Dal 1815 fu caserma della Fanteria del Regno di Sardegna, dal 1835 divenne caserma dei Bersaglieri, corpo appena costituito ed infine, nel 1864 venne adibito a carcere, funzione the mantenne fino al 1997. Durante il periodo della Prima Guerra Mon­diale le aree circostanti il forte vennero adibi­te a base per idrovolanti con gli hangar rea­lizzati al posto degli spalti: oggi sono ancora visibili net Porto Vecchio gli scali realizzati per l’alaggio degli apparecchi. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu uti­lizzato come deposito di munizioni. Il recupero di Forte Santa Tecla Il recupero del forte di Santa Tecla e un pro­getto complesso. Già dalla fine degli anni No­vanta, con il trasferimento del carcere nella nuova struttura di Valle Armea, divenne uno dei principati obiettivi dell’ allora Ministero per i Beni Culturali. Il progetto, curato dal Ministero della Cultu­ra (con un progetto redatto dagli architetti dell’ Amministrazione Roberto Leone e Mi­chele Cogorno), intende conservare e valo­rizzare il forte attraverso una ristrutturazione di qualità. Al centro del progetto e la realizza­zione delta struttura vetrata a copertura delta “Piazza d’Armi”. La piazza d’armi interna e il nodo centrale che collega tutte le parti dell’ edificio. Nel restauro é pensata come una vera e propria piazza aperta al pubblico, coperta con da una leggera copertura in legno e vetro. Dopo il primo lotto di interventi, termina­ti nel 2015, e stato quindi possibile aprire al pubblico il cortile coperto o Piazza d’armi, la sala conferenze ed altri ambienti di servizio posti sul lato ovest del forte.

All’interno del cortile sono stati riproposti i camminamenti realizzati nella seconda metà dell’Ottocento a servizio delle celle, in seguito alla trasforma­zione del forte in carcere. Dal lato ovest del cortile si accede ad un altro spazio di notevole suggestione, quello delta sala Convegni. Originariamente destinata a magazzino net Settecento (cos! come si leg­ge nelle planimetrie), poi convertita in chiesa nell’ Ottocento, mostra ancora le murature in pietra a vista the contrastano con il legno scelto per la pavimentazione. Sempre sul lato ovest sono presenti gli spazi attualmente adibiti a bookshop ed accoglien­za: originariamente utilizzati come magazzi­ni, vennero impiegati successivamente come celle di transito per i detenuti, locali magazzi­no e parlatorio. Dal 2019 sono in corso i lavori di completa­mento del restauro, seguiti dalla Direzione regionale Musei Liguria che ha in consegna il bene ed interamente finanziati dal Ministero delta Cultura con tre milioni di euro, che por­teranno al definitivo recupero del forte.

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