CIANO GALEAZZO Ministro degli esteri e “Generone” di Mussolini

Galeazzo Ciano, a passo di marcia con un gruppo di Gerarchi sfila nella in Via Vittorio  nel punto in cui sorgerà l’Ariston. (Primavera del 1939). Nell’occasione fu testimone di nozze  al matrimonio del figlio di Badoglio ed inaugurò la seconda edizione della Coppa Impero d’eleganza  per automobili di lusso

Galeazzo Ciano nacque a Livorno il 18 marzo 1903. Suo padre, era l’Ammiraglio Costanzo Ciano,  insignito della medaglia d’onore nella 1° guerra mondiale.  Nell’ottobre del 1922, non ancora ventenne, partecipò alla marcia su Roma, ma entrò in politica tre anni più tardi dopo  aver lavorato nel campo del giornalismo. Tra i primi incarichi diplomatici resse la carica di ambasciatore a Rio de Janiero e Buenos Aires. Nel 1930 divenne “Il Generone” sposando  Edda, figlia di Benito Mussolini.  Pilota volontario durante la guerra in Etiopia capeggiò lo squadrone di bombardieri “La Disperata”.  Nel giugno del 1936 fu nominato ministro degli esteri, incarico che mantenne fino alla fine di febbraio del 1943. Il 22 maggio del 1939 firmò assieme a Von Ribbentrop, ministro degli esteri tedesco, il ” Patto d”Acciaio” tra Italia e Germania. In un primo tempo Ciano é da considerare filo tedesco, ma pochi mesi dopo, a Saltzburg dopo l’incontro con Hitler cominciò ad opporsi alla loro politica di guerra.   Dopo l’invasione della Polonia, tentò di convincere Mussolini ad  inventarsi lo stato di “non-belligeranza”. Ma quando il 10 giugno del ’40 Mussolini “pugnalò Francia e Inghilterra” Ciano continuò sottotraccia a  servirlo con zelo rendendosi progressivamente convinto dell’ impossibilità di vincere la guerra.  Sollevato dalla carica di ministro degli esteri ritornò ambasciatore. Il 24 luglio del ’43, alla riunione del Gran Consiglio del fascismo, fu tra i sostenitori della mozione Grandi, che causò le “Dimissioni del cav. Mussolini”. Si trasferì con la famiglia in Germania, nella speranza di poter sgattaiolare in Spagna. Dopo l’armistizio e la costituzione della Repubblica Sociale, venne arrestato,  tradotto nelle carceri di Verona, processato davanti al tribunale speciale, condannato a morte  per alto tradimento,  e fucilato l’ 11 gennaio 1944 a San Procolo vicino a Verona. La moglie tentò invano varie volte di salvargli la vita. Mussolini ormai prigioniero più ancora  della sua follia che dei Tedeschi non intervenne.

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