La “ conferenza degli stretti”

La Pergamena della Conferenza con le firme dei delegati.

La “ conferenza degli stretti”, quando a Sanremo si decisero le sorti del Medio Oriente.  Nel 1920 si svolse nella città ligure la seconda conferenza di pace, in cui le potenze mondiali si accordarono anche per l’internazionalizzazione del Bosforo e dei Dardanelli

Su una collina della città di Sanremo, in posizione stupenda affacciata sul mare, si trova un grande edificio a due piani, chiamato dagli abitanti della città “Castello” per la sua imponenza, circondato da un vasto parco: questo risulta oggi ampiamente lottizzato, così come il Castello, che ospita un anonimo residence, e nulla resta – se non nella memoria – di quanto di storicamente importante era accaduto anni addietro fra le sue mura. L’edificio era stato costruito nel 1909 per volontà di Lord Orazio Savile di Mexborough, nobile inglese, che gli aveva dato nome ‘ D’Evachan’ che, in lingua indù, significa ‘ Porta ( o ‘ Secondo cielo’) del Paradiso’, ma che i sanremaschi storpiarono subito in ‘ Devachan’, nome che porta tuttora. Nel 1912 il Castello era stato acquistato da un industriale torinese che, su richiesta del Governo, nel 1920 lo mise a disposizione per accogliere i Rappresentanti delle Nazioni ex belligeranti nella Prima guerra mondiale, che intendevano definire le questioni rimaste in sospeso dopo la firma del Trattato di Versailles del 28/ 6/ 1919. Dal 19 al 26 aprile del 1920, in quelle che allora erano sale fastose e ricchissime, si tenne così l’importante “Seconda Conferenza di pace” a seguire della Prima che si era svolta a Parigi. Al termine del conflitto armato ( 4 novembre 1918) della Prima Guerra mondiale, alle potenze vincitrici della cosiddetta Intesa ( Francia, Gran Bretagna, Russia, Italia, Belgio, Romania e, non militarmente, Grecia e Stati Uniti) si erano posti i problemi delle rivendicazioni militari, economiche e territoriali da esigere dalle potenze sconfitte, i cosiddetti Imperi Centrali ( Germania, Austria, Ungheria) e dai loro alleati ( Bulgaria e Impero turco- ottomano).  I principali plenipotenziari dell’Intesa ( e cioè i Primi Ministri Clemanceau per la Francia, Lloyd George per la Gran Bretagna, Orlando per l’Italia e Wilson per gli U. S. A.) si riunirono allora in una prima ‘ Conferenza di Pace’ a Parigi e concordarono che, in essa, si sarebbero affrontati i problemi europei, rimandando a una Conferenza successiva (“Seconda di pace”) quelli concernenti la Turchia e il Medio Oriente. Alla Conferenza parigina – che formalmente durò per più di un anno, sino al 1920 con numerose interruzioni – non parteciparono i plenipotenziari degli Stati sconfitti, in quanto l’Impero austro- ungarico si era dissolto con la fuga in Olanda dell’imperatore Guglielmo II e quello ottomano si era disgregato con quella del Sultano Maometto VI Vahdeddin riparato a Malta. A Parigi fu decisa, fra l’altro la costituzione, a Ginevra, di quella “Lega delle Nazioni” che sarebbe stata precorritrice dell’ ONU fondata alla fine della Seconda guerra mondiale; e l’istituzione di una Corte permanente internazionale di giustizia all’Aja ( che vennero entrambe poi formalizzate nella Conferenza di Losanna del febbraio 1920) ma soprattutto vennero discusse e concordate le misure nei confronti della Germania, che – nel corso di una interruzione della Conferenza – vennero firmate da tutti i plenipotenziari ( tedeschi e turchi inclusi, rappresentati rispettivamente da un emissario del Primo Ministro della costituenda Repubblica di Weimar, Ebert, e del Gran Visir Ferid Pascià) a Versailles. Da notare che questa cittadina venne scelta in quanto di notevole significato storico essendovi già stati firmati, nel passato, altri importanti trattati di pace quali quello del 1756 fra Francia e Austria e quello del 1778 tra Francia e Inghilterra. Le condizioni imposte alla Germania furono pesantissime: cessione, oltre a tutte le sue Colonie in Africa, di circa 76.000 km del suo territorio metropolitano ( comprendente 7,3 milioni di abitanti) a Francia, Belgio, Polonia e Danimarca; pagamento alle stesse nazioni complessivamente di 132 miliardi di marchi; e obbligo di disarmo pressoché totale delle sue forze armate, condizioni che, confermate poi nella già ricordata Conferenza di Londra del febbraio 1920 tra Francia e Gran Bretagna, avrebbero poi alimentato la politica “revanscista” tedesca, culminata nel 1933 con l’ascesa al potere dei nazionalsocialisti di Hitler, ponendo le basi per la Seconda guerra mondiale. Le questioni relative agli altri Stati che avevano fatto parte della coalizione degli Imperi centrali, vennero risolte con Trattati di pace separati ( Saint- Germain, 10.9.1919, con l’Austria; Neuilly, 27.11.1919, con la Bulgaria; Trianon, 4.6.1920, con l’Ungheria) così che restavano da definire, in una Seconda Conferenza di pace, quelle concernenti la Turchia- Impero ottomano. Come sede per questa riunione venne scelta, su proposta dell’Italia, la città Sanremo, probabilmente per la notorietà che essa aveva acquisito in campo internazionale come luogo climatico di riposo e vacanze. Quivi si ritrovarono nuovamente, tra il 19 e il 26 aprile, i primi ministri plenipotenziari Lloyd George per la Gran Bretagna, Millerand per la Francia e Nitti per l’Italia, accompagnati dai rispettivi Capi di Stato Maggiore militare marescialli Wilson, Foch e Badoglio, con la presenza, come os- servatori dei Rappresentanti del Belgio, della Yugoslavia, della Grecia, degli U. S. A. e del Giappone. Nel corso dei lavori vennero discussi numerosi punti e vennero prese importanti decisioni che sarebbero poi state formalizzate, con la firma anche del rappresentante dell’Impero turco- ottomano, colonnello Tahir Bey, col Trattato di Sévres il 10/ 8/ 1920.   Una delle prime definizioni della Conferenza fu quella che riguardava la internazionalizzazione degli stretti ( Dardanelli e Bosforo) che dal Mediterraneo portano – tramite il Mar di Marmara – al Mar Nero ( e per questo la Conferenza di Sanremo è nota anche come “Conferenza degli Stretti”), in base alla quale tale passaggio doveva essere garantito – in tempo di pace – alle navi di ogni Nazione e – in tempo di guerra – a quelle degli Stati che non erano in stato di guerra con la Turchia.  Subito dopo l’Italia pose alla discussione la questione del suo contenzioso con la Jugoslavia per i territori di Fiume e della Dalmazia, ma esso venne demandato a una nuova Conferenza specifica ( che ebbe poi luogo a Rapallo dal 8 al 12 novembre dello stesso anno). Vi fu poi un corollario alle misure che erano state decise per la Germania, e il suo debito verso le potenze vincitrici fu portato da 132 a 226 miliardi di marchi, e venne respinta la sua richiesta di portare gli effettivi del suo esercito dai 100.000 uomini stabiliti a Versailles a 200.000, rimandandone i particolari a una ulteriore ennesima riunione ( che si tenne poi l’anno successivo a Spa, in Belgio, tra i 15 e 18 luglio, alla presenza di tutti i Plenipotenziari). Si affrontò successivamente la questione più importante che ara stata aggiornata a Parigi e che riguardava i rapporti tra le potenze vincitrici e l’impero ottomano: venne deciso di richiedere al Consiglio della Lega delle Nazioni di instaurare nei territori ottomani ex imperiali del Medio Oriente alcuni ‘ Mandati’ da affidare alle Nazioni vincitrici ( per ‘ Mandato’ si intende l’assegnazione amministrativa e legislativa di un territorio a una nazione mandataria scelta dal Consiglio della Lega delle Nazioni).  In quest’ottica, già fin dal 1916, la Gran Bretagna e la Francia avevano segretamente stabilito ( con l’accordo Sykes/ Picot) le rispettive zone di influenza nel Medio Oriente, con particolare riguardo a quelle ricche di risorse minerarie e di petrolio, ignorando completamente le altre Nazioni alleate nel progetto di spartizione. Ottenuto l’assenso dalla Lega delle Nazioni, venne assegnato alla Francia il Mandato sulla Siria e sul Libano, mantenendo il protettorato sulla Tunisia ( che esercitava già dal 1881), mentre la Gran Bretagna si assicurò quello sulla Mesopotamia, la Transgiordania e la Palestina ( già occupata dagli inglesi nel 1887), mantenendo i protettorati che aveva su Cipro ( dal 1878), sul Kuwait ( dal 1899) e sull’Egitto ( dal 1914). ( Per protettorato si intende quel rapporto di tutela e protezione esercitato da uno Stato più forte a favore di uno più debole, attribuito al primo dalla Lega delle Nazioni).   L’Italia non ottenne alcun mandato e mantenne solo il possesso dell’isola di Rodi e di quelle del Dodecaneso ( che peraltro aveva già acquisito nel 1912 al termine della guerra italo- turca). Da notare che, nel corso della Conferenza non vennero specificati i confini e le aree precise di tutti questi territori, compito che venne demandato ancora una volta a una successiva Conferenza ( che si tenne poi nel 1924 nuovamente a Parigi). Tutti questi mandati vennero ratificati e ufficializzati nel già ricordato Trattato di Sévres e confermati dal Consiglio della Lega delle Nazioni nel 1922, divenendo però operativi solo dal settembre del 1923, poiché la Turchia li aveva accettati e sottoscritti soltanto nel luglio di quell’anno col Trattato di Losanna. Ma se i mandati della Francia e quello britannico sulla Mesopotamia procedettero senza difficoltà, arduo fu quello della Gran Bretagna sulla Palestina, poiché proprio nella Conferenza di Sanremo era stata per la prima volta recepita, in un contesto internazionale, la cosiddetta “Dichiarazione Balfour” con la quale dal Ministro degli esteri britannico Arthur J. Balfour veniva espressa l’intenzione della Gran Bretagna di favorire la «creazione di un focolare ebraico in Palestina».   E’ nota la reazione della popolazione araba a tale decisione, le cui conseguenze hanno poi portato a ben 4 guerre ( 1948, 1956, 1967, 1973) nella zona e ad attentati e rivolte (‘ intifade’) sino ai giorni nostri.  Ed è proprio per il timore di ciò che sarebbe potuto succedere che a Sanremo il protocollo sul Mandato palestinese era stato particolarmente accurato e dettagliato, espresso in ben 28 articoli, i cui termini furono definiti, oltreché dai plenipotenziari britannici, francesi e italiani, anche da quelli degli Usa, che allora non facevano ancora parte della Lega delle Nazioni.  Tenuto conto dell’importanza di questo protocollo, ne riportiamo alcuni punti salienti che, se attuati, avrebbero probabilmente impedito il verificarsi di quello che è definito come il conflitto israelo- palestinese che si protrae, nell’area, da più di 60 anni. «Le principali potenze alleate si sono accordate… a favore della costituzione nella Palestina precedentemente appartenente all’Impero turco, di una nazione Per il Popolo ebreo… in riconoscimento della sua connessione storica con la Palestina, entro i confini che potranno essere da esse determinati» ( Preambolo) e ancora «Verrà assicurato il libero accesso a tutti i Luoghi Santi e il libero esercizio di ogni culto, arabo ed ebraico con la salvaguardia dei diritti e delle richieste delle varie Comunità relative ai Luoghi Santi» ( artt. 13 e 14) e infine «Nessuna discriminazione di qualsiasi genere sarà fatta per gli abitanti della Palestina in ragione della razza, religione o lingua» ( art. 15).    Da quanto espresso in questo protocollo si evince la chiara volontà della Lega delle Nazioni di creare, nell’area medio- orientale, uno Stato indipendente – la Palestina – in cui potessero convivere pacificamente arabi ed ebrei: ma ciò non avvenne anche per l’insipienza del mandatario britannico che, nel corso della sua trentennale attività, non riuscì a realizzare quanto era stato prospettato a Sanremo.  Proprio a Sanremo, ove era stato deciso il destino del suo Impero, venne a morire, nelle lussuose  Villa Nobel e Magnolie, il 15/ 5/ 1926, Maometto VI al termine del suo peregrinare, prima di essere trasportato e sepolto a Damasco.      Gustavo Ottolenghi

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