I L C A S T E L L O D E V A C H A N di Elio Marchese
Nel dicembre del 1900 un ricco lord inglese si trova a Sanremo, forse ospite di amici che soggiornavano nella già allora famosa cittadina. Rimane impressionato dai luoghi e dal clima e decide di acquistare un terreno di sei ettari con alcuni fabbricati. A breve rimane vedovo. Nel 1906 sposa in seconde nozze un’aristocratica signora toscana e tornati a Sanremo decidono di costruire una villa che avrà il nome della moglie Sylvia. Il progetto della villa da realizzare in Corso degli Inglesi, proprio a ridosso della collina del Berigo fu affidato all’ing. Arch. Pietro Agosti. Su richiesta dei proprietari, il Conte di Mexbourough, e la seconda moglie Sylvia Serantoni, il costruendo fabbricato doveva avere la forma di un parallelepipedo a pianta centrale, rivestito di pietra bugnata. L’accesso all’edificio, localizzato sul prospetto principale, doveva essere costituito da un porticato circolare con due pilastri e quattro colonne monolitiche, ispirato ad uno stile liberty di matrice inglese, già presente nella loro “Cannizzaro House” di Wimbledon, dalle forme austere e moderne, con impronta vagamente neoclassica. Attraversando il suddetto portico, si entrava in un ampio salone con pavimento in marmo di Carrara che rendeva ancora più elegante l’arredamento, in rigoroso stile “Luigi XVI”; le altre stanze al piano terra, avevano destinazioni a biblioteca, sala da biliardo e sala ricevimenti. Al piano superiore si trovavano le camere da letto e sale da bagno. I lavori della villa terminarono tra il 1909 e il 1910, in concomitanza del ritorno a Sanremo dei proprietari e fu in quel periodo che accadde un fatto singolare che Mandelli riporta in modo chiaro nel suo libro “Dieci giorni in aprile”: Nel febbraio del 1910 il conte con la moglie e un gruppo di familiari e amici si riunirono per firmare una pergamena, che insieme a una manciata di monete d’oro, venne murata sotto la pietra angolare di Villa Sylvia. Era l’ashlar, la pietra squadrata della massoneria, con un talismano nascosto in una cavità, e sepolta ad est per ricevere il primo sole del mattino. Questo per ottenere l’illuminazione secondo i dettami esoterici della massoneria. Ma chi era il Conte di Mexbourough? Apparteneva a una stirpe spiritualmente inquieta a cominciare da suo nonno, inoltre durante la sua carriera militare aveva trascorso molti anni in Oriente, tanto da abbracciare il buddhismo esoterico. In seguito alla morte della seconda moglie, quando l’anno successivo sposò in terze nozze la giovane vedova Anne Belcher, forse per accontentare la nuova sposa, decise di cambiare il nome della villa trasformandolo in “Devachan” o meglio Dèvacian che secondo l’interpretazione teosofica significherebbe Stato di beatitudine fino alla nuova incarnazione. Comunque da allora i sanremesi rimasero molto colpiti dall’aria di mistero che si respirava intorno al castello, la testimonianza della giornalista Ida Birone attraverso uno stralcio del suo articolo “Sulle soglie del nirvana” dell’aprile 1920. “Ida Birone de “L’Eco della Riviera” si arrampicò lungo il corso degli Inglesi fino al grande cancello che segnava l’ingresso del Devachan. La donna cercava di sembrare disinvolta, ma l’inquietante mescolanza religiosa del parco, dove, tra le piante esotiche, sbucavano leoni di bronzo, statue di Buddha con idoli greci, la disorientava”. Singolare la storia del cancello appena citato, proveniva dalla residenza “La Capponcina” di Gabriele D’Annunzio, che in seguito al suo ennesimo fallimento, fu venduta all’asta ed il cancello se lo aggiudicò un antiquario fiorentino per conto di Lord Mexbourough. La villa proseguiva anche all’aperto con un paradisiaco parco, lussureggiante come la giungla indiana. Il parco fu progettato e realizzato dal celebre giardiniere Ludwig Winter di Bordighera, il quale provvedette, dietro indicazione del Conte, ad installare numerose statue di divinità orientali, leoni in pietra e una porta di bronzo che si apriva su una sorgente, oltre le statue di sirene e di ninfee poste nella grande piscina.
Non si sa con precisione quando la dimora da villa fu denominata castello, ma si presume che viste le dimensioni fuori scala, la Villa, si fosse guadagnata il titolo di castello. Dopo il Conte, la proprietà passò al commendatore torinese Edoardo Meregaglia, che lo concesse al Governo Italiano per farne la sede, tra il 19 e il 24 aprile 1920, della “Conferenza di pace di Sanremo”. Elio Marchese
Il CASTELLO DEVACHAN e la sua storia.
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