Il Festival del 1956, siamo solo alla sesta edizione ed il cielo sulla manifestazione è fortemente burrascoso, il suo destino é ancora da definire forse perché l’insaputezza sulla sua potenzialità regna sovrana. La RAI si inventa uno strano Festival battezzato delle Voci Nuove. Consiste in una TRE GIORNI sanremese da realizzarsi per la prima volta a Marzo. Regione per regione, vengono auditi oltre seimila aspiranti ugole d’oro selezionate da Giuria di personalità del settore, come i musicisti Francesco Lavagnino e Mario Consiglio, esperti di varie umanità ed il poeta Attilio Bertolucci. Sei cantanti emergono da questo colossale Congresso nazionale del Partito degli Ugolanti, destinati al Palcoscenico del Casinò: Luciana Gonzales, Gianni Marzocchi, Ugo Molinari, Franca Raimondi, Tonina Torrielli, Clara Vincenzi. Con l’assenza dei divi sino ad allora celebrati la gara avvenne stancamente fra testi e melodie di canzoni scritte dai compositori italiani più bravi del momento. Vinse “Aprite le finestre” di Pinchi e Panzuti , cantata da pugliese Franca Rairnondi. Secondo posto per “Amami se vuoi” di Panzeri e Mascheroni, cantata da Tonina Torrielli, la sola a guadagnarsi immediata notorietà come ” la Caramellaia di Novi”: un modesto soprannome da Italietta, dettato dal suo lavoro quotidiano. Terzo posto per “La vita é un paradiso di bugie” cantato da Luciana Gonzales. Era questa la seconda esclusione dei più famosi personaggi del mondo canzonettaro italiano che creò un enorme “Caso al Festival”. Per ovviare, in corso d’opera, la RAI fu costretta ad escogitare un provvisorio rimedio allungando di un giorno il Festival, chiamando parte dei grandi esclusi ad una Domenica speciale, convocando frettolosamente il maestro Angelini …e Cinico, rispose. Sino alla sera precedente, infatti, i cantanti novelli erano stati diretti dal maestro Gian Stellari, mentre all’extracomunitario George Melachrino, un greco naturalizzato inglese, era stata affidata la ripetizione dei motivi. Secondo le cronache, la “serata Angelini” divenne quella di maggior successo, anche se era in effetti una semplice passerella di collaudati esecutori, senza il decantato, ma discusso stimolo indotto dalla “gara”.
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