ALFRED NOBEL e la sua Villa

E’ difficile descrivere la seconda vita di Villa Nobel perché negli anni del secondo dopoguerra, per opera del Dottor Giovanni Lotti, è stata luogo d’incontro per dibattiti scientifici e culturali, edificio di rappresentanza di straordinario valore artistico, museo ricco di cimeli e biblioteca. Chiamata “il mio nido” da Alfred Nobel che l’aveva acquistata dalla famiglia Patrone nel 1892, fu ristrutturata da uno degli archistar locali dell’epoca: Pio Soli, mentre lo stesso Nobel si occupò di ridisegnare l’interno della villa con un ricco arredamento improntato alle eclettiche mode di fine secolo e di tutti gli strumenti scientifici adatti al proseguimento dei suoi studi; questo sino al 1897 anno della sua morte. Successivamente, la villa passò nelle mani di un certo Adolphe Philipp, e nove anni più tardi alla Famiglia Parodi.  Negli anni successivi ospitò personaggi illustri come il Re del Siam Chulangkorn 1° che vi passò parecchie settimane per riposarsi dalle fatiche del suo ultimo viaggio in Europa nel 1907.  Negli anni 20 fu una delle residenze  dell’ultimo  Sultano   Ottomano Maometto VI assieme a villa Magnolie.  Nel 1969 fu acquistata dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Sanremo che ne curò l’ultimo e definitivo passaggio di proprietà, nel 1973, alla Amministrazione Provinciale di Imperia. Nel 1993, sotto la costante pressione del dott Giovanni Lotti ne venne curata l’attuale sistemazione con una ristrutturazione durata nove anni. Vennero ricavati gli spazi necessari alla destinazione museale ed il 20 luglio del 2002 si riconsegnò alla città quella struttura di prim’ordine che Giovanni Lotti aveva ipotizzato: un polo culturale che legava soprattutto la città di Sanremo alla Patria di Alfred Nobel e dei Premi Nobel di tutto il mondo che parteciparono numerosi, assieme al Re protempore nella primavera del 1983. Oltre alle strutture per le conferenze, trova spazio all’interno della villa un museo di grande interesse storico, nel quale si è tentato di ricreare (non senza difficoltà, data la mancanza di fotografie) l’ambiente di lavoro dell’inventore della dinamite: una ricostruzione che testimonia con fedeltà  l’”iperattività” di Nobel, perennemente impegnato in studi e ricerche in ogni campo della scienza e della tecnica. Una dichiarazione dello stesso Nobel rende perfettamente l’idea del suo perpetuo impegno intellettuale e dell’importanza che attribuiva alla ricerca ed alla sperimentazione: «Se posso avere trecento idee in un anno e una sola di esse è realizzabile, sono contento». Non a caso, alla sua morte Nobel aveva studiato circa 355 brevetti, molti dei quali concepiti in seguito all’osservazione delle reali necessità dell’uomo del suo tempo. Tra questi, ad esempio, il silenziatore per i fucili, che portò notevoli benefici per i soldati. All’interno del museo, inoltre, si può compiere un percorso alla scoperta della principali scoperte del XIX secolo: dal telefono al telegrafo, dai materiali sintetici alla dinamite,Presente anche una notevole collezione filatelica con francobolli dedicati ad alcuni premi Nobel, tra i quali Emilio Segre, Renato Dulbecco, Rita Levi Montalcini, Enrico Fermi, Dario Fo ed Eugenio Montale. Infine, grande rilievo merita anche il giardino circostante la villa, in cui erano presenti altri laboratori usati da Nobel e dai suoi collaboratori, e che vanta piante molto pregiate. Al momento la storica villa è in attesa che qualcuno se ne occupi e la riporti ai fasti dell’Era LOTTI. 

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